domenica, marzo 17, 2013

 

Foto dall'africa. Gli esseri umani sono una attrazione?

Ė possibile vedere queste foto su Tripadvisor.
 Quello che trovo raccapricciante ė che la foto con il bimbo al centro si trovi tra una spiaggia e una conchiglia Per fortuna il bimbo ė di spalle.  Ecco ridotti a pura attrazione anche gli esseri umani. E per dirla tutta, anche le conchiglie...ma lasciatele dove si trovano!






sabato, marzo 09, 2013

 

Turismo umanitario...ci mancava solo questo!


Ma quante ne deve sopportare questo povero continente?



Navigando tra i vari siti internet dedicati al viaggio, si nota troppo  spesso l'uso improprio del termine "viaggio": la semplice vacanza balneare nelle località più famose dell'Africa assurge ad esperienza di conoscenza! Purtroppo si ė venuto a creare un vero e proprio "turismo umanitario": si mettono in valigia magliette, penne e quaderni da distribuire personalmente sul posto. Addirittura esiste una sorta di turismo degli orfanatrofi innescato ed alimentato da vacanzieri che vogliono vedere (e fotografare sicuramente) bambini orfani e dare un senso all'esperienza con regali e donazioni. Da quanto leggo, sono sorti finti orfanatrofi per spennare i turisti piú sprovveduti! Pongo una sola questione: in Italia o in qualunque altro paese è forse permesso ai turisti di visitare indiscriminatamente gli orfanatrofi e le scuole?  Quanto questo atteggiamento, che oserei definire imprudente, sia dovuto ad eccesso di buona fede,  anzichè a perversa volontà di far apparire più colorite e interessanti le proprie vacanze, non saprei dire, ma il sospetto che l'appagamento del proprio ego con esperienze forti e gratificanti prevalga su tutto, è forte.
Ormai il fenomeno ė conosciuto da decenni, eppure tanti continuano ad ignorare le conseguenze catastrofiche di atteggiamenti irresponsabili che non rispettano la dignità altrui e dei bambini soprattutto. Il fenomeno dell'accattonaggio e l'abbandono della scuola sono solo le più vistose  conseguenze.
 Località come Malindi, Watamu e Zanzibar sono molto note, non fosse altro per le politiche di marketing di tour operator e agenzie di viaggi. La possibilità di soddisfare la propria legittima voglia di esotismo è a portata di molti, ma che ruolo ha la rete in tutto questo? Come ci si documenta al giorno d'oggi? Prima dell'avvento di internet si era costretti a leggere, ora chi non ha voglia di farlo, e non l'aveva neppure prima sia chiaro, si affida a social network e forum. Chiunque può porre domande, anche le più assurde  e c'ė sempre chi condivide, risponde e alimenta equivoci, contribuendo a radicare comportamenti scorretti. I pochi interventi costruttivi, o di opinione contraria vengono emarginati o ignorati.  Cosa c'ė di strano? Direi nulla, ma in questo caso rimpiango i tempi in cui l'accesso alle informazioni era più difficile e selettivo e le risposte venivano generalmente da chi aveva qualche titolo per darle e non da "avatar" che si ritagliano un proprio spazio virtuale che però influenza la vita reale. Proprio imbattendomi in quello che credo sia il sito di viaggi più conosciuto e visitato a livello planetario "Tripadvisor" ho avuto modo di leggere in che modo vengono spesso veicolate le località di cui sopra. Esiste anche la figura dell' "esperto locale" , persona che si è semplicemente trasferita a Malindi a godersi la pensione, per affari o che ha fatto al massimo un safari, ma si ė ritagliato il ruolo di esperto e che spesso elargisce informazioni distorte e fuorvianti, incita persone poco attente o addirittura sprovvedute ad assumere comportamenti inadeguati nei confronti delle persone del luogo. Ora va di moda il matrimonio "tribale", una trappola per turisti che procura da vivere a famiglie del posto. Andrebbe anche bene, se questa non diventasse su internet, con la benedizione dei vari esperti,  la vera africa! Per questo motivo ( lo dico con una punta di ironia, rimpiango i tempi in cui per alimentare il mal d'Africa si era costretti a leggere Karen Blixen ed Hemingway. Riporto di seguito alcuni interventi che ho letto sul forum in questione. Vorrei fossero uno spunto di riflessione per renderci conto di come sia estremamente facile strumentalizzare il prossimo dando per acquisito il diritto di "viaggiare", di invadere gli spazi altrui a suon di euro, di ridurre le persone a fenomeno da baraccone. Morale: la tendenza a strumentalizzare un intero continente riducendolo a contenitore folcloristico per una vacanza di una settimana in cui si contrae addirittura un male incurabile come il mal d'Africa non giova a nessuno.


Ecco alcuni estratti dal forum in questione.


ciao a tutti i viaggiatori... io parto tra pochi giorni per il kenya a watamu e porto un pò di vestiti scarpe ecc per donarli una volta che sarò laggiù...mi piacerebbe andare in un asilo o scuole dove donarli direttamente di persona.. sapete dirmi posti o a chi rivolgermi?? grazie in anticipo!!

Aiutiamo anche chi e' meno conosciuto e in vista dei bambini degli orfanotrofi..che piu' che vestiti..hanno bisogno di due sane risate..e di compagnia...anche solo tirando due calci a una palla....
Per i bimbi servono vestitini,biro e cos'altro potrei mettere sicuramente medicinali quali sono quelli di cui hanno più bisogno? Penso sia inutile portare cibo. E' molto più conveniente acquistarlo in loco, o no?

ogni volta, sulla strada di ritorno di ogni safari ci siamo sempre fermai nei villaggetti sparsi e abbiamo sempre regalato tutto quello portato..con poco tutti quanti abbiamo fatto qualcosa per loro....gli africani!
sono tornata da pochi giorni e questa terra fantastica che è il Kenya già mi manca da morire!!!è difficile descrivere il senso di vuoto provato appena atterrata in italia...e ogni giorno non faccio altro che ripensare alle forti emozioni provate durante questo splendido viaggio, ai paesaggi sconfinati della savana, agli occhioni e ai sorrisi dei bambini, alle interminabili passeggiate sulla spiaggia, alle albe,ai tramonti e all' atmosfera rilassante che ti circonda ogni momento!!senza ombra di dubbio tornerò!!!il viaggio più bello che abbia mai fatto!!! asante Kenya!

Ciao a tutti! sabato parto per il kenya e mi chiedevo cosa poter regalare ai bimbi kenyoti... abbiamo preso qualche quaderno, penne e matiti colorate... c'è qualcosa di più importante che potete segnalarmi? grazie a tutti

Esperto risponde:  hai fatto bene a pensare ai piccoli, vedrai che con i loro grandi occhioni scuri il loro sorriso, ti scalderanno il cuore, il loro jambooooo per un biscotto o una caramella sarà la ricompensa che ti rimarrà impressa per molto tempo.

sono oramai 6 anni che torniamo in Kenya per le nostre meritate vacanze e ogni volta iniziamo tanto tempo prima a raccogliere il materiale che poi distribuiamo nei villaggi sparsi fuori dalla costa di Watamu, specialmente al ritorno dai nostri safari portiamo completini da calcio del nostro figlio, ciabatte, cappellini, vestiti, zainetti, borse di tela, pennarelli, matite, biro, caramelle senza zucchero, astucci vuoti e vedrai quanti sorrisi riceverete...

Su suggerimento di residenti in loco sconsiglio vivamente di regalare caramelle in quanto provocano carie e non vi sono dentisti (almeno alla loro portata). Inoltre ho notato che oltre alle penne manca carta su cui scrivere. Gli alimenti comprateli in loco, così aiuterete anche i grandi.

sono una ragazza di 32 anni e quest'estate mi piacerebbe fare del volontoriato in Kenya (o anche Tanzania). Districarsi nel mare di informazioni che si trovano sul web non e' facile, ci sono tantissime associazioni e sceglierne una si sta rivelando un'impresa ardua. Vorrei sapere se qualcuno dei forumisti puo' consigliarmi un luogo, un'associazione, raccontarmi un'esperienza (positiva o negativa), insomma aiutarmi in qualche modo ad organizzarmi. Vorrei partire nel mese di agosto, ancora non so le date precise - che dipendono dal lavoro - e fermarmi per 3 settimane.

vi scrivo perchè io e il mio ragazzo vorremo fare un'esperienza di volontariato in Kenya a lungo termine per 6 mesi o anche più e stiamo cercando un mezzo per poter partire senza spendere uno sbotto! Capisco e sono daccordo che le associazioni chiedino costi alti per poter partecipare è che purtroppo non possiamo permetterci tutti quei soldi.
Se qualcuno sá indicarmi un'altra opzione meno costosa ve ne sarei grato
Per noi è la prima volta...sia per il Kenya che per il volontariato in Africa.
Vorremmo tanto farlo perchè viaggiare è la nostra vita e conoscere la Vera Africa è un nostro sogno...

Esperto risponde: non so quanto sia possibile, in quanto senza un permesso lavorativo, in Kenya non è possibile lavorare, rischio galera se va malissimo, espulsione se va bene :-) ma potrebbe essere un'idea, essendoci tantissimi orfanotrofi ad esempio, potreste arrivare, cercarvi una sistemazione ( ce ne sono tante ) ed iniziare andando nelle varie associazioni sul posto, negli orfanotrofi, per vedere il reale bisogno, e da lì iniziare

Io partirò la settimana prossima per Malindi. Vorrei visitare un orfanatrofio e passare alcune ore con i bimbi...Magari portare loro anche dei regalini....

Sfatiamo poi sta cosa dei quaderni che sento dire diversi...saranno anche diversi non lo metto in dubbio ma io li ho portati i nostri e li hanno graditi eccome!!

Ciao a tutti vorrei fare un viaggio in kenya e portare con me dei vestiti e della cancelleria da regalare ai ragazzini ... cosa mi consigliate? Dove secondo voi sarebbe meglio portarli? il mio viaggio è ancora in fase organizzativa ... quindi le tappe potrebbero dipendere anche da dove poter consegnare queste cose... grazie

Esperto risponde:
 per quanto riguarda la tua richiesta, intanto ti ringrazio per quanto desideri donare, ne saranno felici ! :-)
per la cancelleria, vanno bene biro, matite, matite colorate, per i quaderni ti consiglio di acquistarli una volta arrivata, in quanto quelli utilizzati nelle scuole qui sono completamente diversi da quelli usati in Italia.
per dove consegnare le varie cose : troverai tanti villaggi all'interno se andrai in safari, basterà chiedere di fermarti per strada ed allora riceverai il sorriso più grande che tu abbia mai visto ! oppure in qualche scuola, vedrai non avrai che l'imbarazzo della scelta

Ciao! sono appena entrata a conoscere il fantastico mondo del Kenya, il quale visiterò nel mio prossimo viaggio con partenza a Febbraio 2012.
oltre la natura, i paesaggi e la cultura di questo popolo voglio anche approfondire il discorso orfanotrofi-bambini nel kenya.
mi piacerebbe tanto avere informazioni su dove si trovano e se è possibile andare a salutare queste dolci creature. inoltre vorrei sapere se nel mio viaggio posso portare con me qualcosa da lasciare al centro, e se sono possibili procedure di adozione.
chiedo a te, perchè ho visto che partecipi a progetti per questo popolo.

ciao..torno da pochi giorni dalla magnifica Africa col cuore ritorso dalle belle emozioni...la mia prima tappa è stata proprio li...per adottarne uno in particolare come devo fare?

AIUTI ALIMENTARI
Parere dell'esperto:
volevo dare un suggerimento a chi si recherà in Kenya e desidera portare aiuti alimentari aquistandoli nei negozietti presenti sul posto.
 quando andate a fare il safari la guida vi porterà in alcuni villaggi lungo il tragitto.
quindi una volta che avete raccolto i soldi,di solito tutti i turisti presenti nel pulmino fanno una raccolta fondi,fatevi accompagnare dalla guida,in un negozio di alimentari e scendete voi stessi a contrattare per gli acquisti.
se fate fare tutto alla guida,può capitare che con la stessa quantità di denaro si acquista non dico la metà ma quasi di alimenti.
parlo così per esperienza personale,e con questo non voglio accusare nessuno naturalmente,l ho scritto solo per informare i prossimi viaggiatori che si recheranno in questa bellissima terra!


ciao sono xxx, io andro' al Barracuda il xx per una quindicina di giorni...ti sei trovata bene?anke con il mangiare (e' soprattutto per le mie figlie ke hanno 7 e 10 anni).....se posso chiederti quanto hai speso per il pacchetto escursioni safari 2 giorni? safari lu e malindi?grazie

Brava! fai conoscere l'africa e l' esperienza del safari alle tue figlie e ti saranno riconoscenti per tutta la vita...
vero insegnamento di vita...

anche il Nostro Xxx era davvero piccolo quando l'abbiamo portato per la prima volta in Kenya, ma molto responsabile, preparando gia' da casa 1 mese prima e anche piu', la sua valigia colma di completini da calcio da regalare ai suoi "amici africani".
"Il mal d'africa che causa questo paese...e queste zone, con la sua gente povera ....che regala a destra e manca sorrisi........!!!"
ecco... ora abbiamo sempre di più il mal d'africa... Viva il Kenya! Viva l'Africa!

Io sono stata finora solo in Africa ... Egitto ... Zanzibar e finalmente a Natale in Kenya precisamente a Watamu. Posso solo dire che il mal d'Africa esiste! Ho conosciuto un popolo coloratissimo e sempre vestito di un sorriso unico nonostante la sua povertà ... e solo per questo grande stima e ammirazione! Il Kenya da Malindi a Watamu a Diani non è solo grandi resort entro cui barricarsi ... altrimenti sarebbe meglio starsene a casa. Il Kenya è solarità, bimbi che ti urlando "jambo .. .caramella! con dei grandi occhioni che ti rubano il cuore, il Kenya è un Paese meraviglioso ... le spiagge sono stupende ... soprattutto le baie ... ovviamente, visto il fenomeno delle maree comunque contemplato nei vari siti internet, quando scende la bassa marea si trovano a riva le alghe ... non è sporcizia ... la sporcizia la troviamo in molte località italiane pure care per altro! E poi io e il mio ragazzo abbiamo potuto vivere il Kenya vero con Donatella Crispino "Donamasai" ... il safari! Una forte emozione vedere sterminati spazi, silenzio, sabbia rossa che si insinua ovunque ... e i veri protagonisti della savana ... gli animali ... altro che Dubai o altre mete cosiddette chic. Ed il cielo che si ammira in savana? Sembra quasi ci siano più stelle che in qualsiasi altro! Onore ai kenyoti ... a tutti quei bambini che con poco si accontentano ... non si fermano alla mancanza del phon in hotel! Ho avuto modo con Donatella di incontrare una tribù del posto ... bimbi a piedi nudi che ti rincorrono per una matita colorata, per una caramella o una magliettina. E poi ... vogliamo parlare dei masai? Simpaticissimi oltre che bellissimi! Africa!!!! Tutta la vita! Asante sana Kenya!

Capitolo Beach noys

E' vero che non si può fare di tutta l'erba un fascio, ma io credo (per la mia esperienza) ci sono andata più volte, che la maggior parte di loro ci vedono solo come "polli da spennare", molto spesso ci lasciamo catturare solo dalle belle parole e dagli occhi languidi, (il più delle volte dicono di essere bisognosi, malati, senza soldi), e tu senti di doverli aiutare in qualche modo, poi scopri che lo stesso gioco lo fanno con altrettante persone sprovvedute un po' come me all'inizio. Sono molto bugiardi e riescono a negare anche di fronte alla realtà. Malindi poi di sera, diventa una "mattanza" di mzungu (europei), dove belle ragazze africane non disdegnano di passare la notte con bianchi anche di una certa età e, ragazzi africani con donne più mature!!! W l'Italia anche se non funziona bene, ma lì di sicuro non funziona proprio niente !!!
Non dare mai soldi a Pinco pallino...piutttosto se non organizzi prima tramite internet (sempre senza inviare soldi ma solo sulla correttezza tua e sua e quindi sulla parola presa..) il mio consiglio e' di organizare e poi incontrarvi appena arrivi.
Se ti affidi a una agenzia locale...(stessi costi dei BB)......sarai piu' sicura... ma se decidi di affidarti a un BB ..fatti portare in agenzia (loro se sono affidabili si appoggiano alle agenzie.....) e la avrai piu' garanzie....magari anche con una ricevuta.
Se decidi di andare in agenzia locale..o con chi opera sul posto e dei quali trovi commenti e recensioni anche su internet e qui sulle recensioni di (nome sito) sarai sempre accompagnata da un ragazzo guida locale autorizzata......quindi..perche' affidarsi al primo incontrato in spiaggia e del quale non sappiamo nulla??
Importante per te e' vedere il meglio del Kenya......e vivere una vera esperienza africana. Assic urati che hai un autista oltre a una guida in safari..e' importantissimo. Ad ogni persona il suo lavoro e l'autista non puo' fare due cose in una....

Partirò domani sera per Aquarius/Watamu. Mi consigliate a chi rivolgermi per un eventuale safari? Dove potrò trovare le tessere telefoniche? A chi potrei lasciare abiti x bimbi e adulti?
Come è il clima post-elezioni?

Esperto risponde:  I vestiti durante le escursioni potrai lasciarli alle varie persone che incontri durante il tragitto basta dirlo alla guida saranno contentissimi! Per le elezioni ancora non si molto, da quello che ho capito ci saranno altre elezioni ad aprile..speriamo solo che non creino disagi! A presto!!
Per quanto riguarda le cose/abbigliamento che porti puoi tranquillamente fare un giro (con la tua guida) tra villaggi africani, in modo tale che puoi vivere e vedere da vicino le persone e come vivono.. altrimenti puoi lasciarli durante il tragitto di ritorno dal safari, si trovano molte persone lungo la strada e basterà chiedere all'autista di fermarsi in modo tale che potrai lasciare qualcosa.. insomma le possibilità non mancano..











lunedì, gennaio 14, 2013

 

Eritrean airlines gateway to Africa

Questo è il motto altisonante della compagnia ereea di bandiera; che vola ultimamente con aerei ed equipaggio della Bh air compagnia bosniaca. Come invito all'Africa mi pare scarsino.
Diversa l'impressione che provoca questo paese stupendo, l'Eritrea, sul visitatore.
Eritrea gateway to Italy, mi viene da dire. Un'Italia dei primi decenni del novecento. Architetture che hanno bisogno urgente di interventi, ma che conservano intero il loro fascino. Non esiste nulla di simile in giro per il mondo! Di seguito alcune foto prese ad Asmara.



























 

Il lato romantico di Massawa


Massawa! città ben poco africana, ma come ogni porto di mare città oltremodo affascinante. A modo suo Massawa, città morta sotto i bombardamenti, le spoliazioni e le vessazioni di governi ottusi è ancora affascinante. Un fascino che bisogna voler cogliere. Un mio amico a cui ho sottoposto le foto che seguono definendo "romantico un ristorantino a cui si riferiscono le foto del "tipico" forno yemenita mi ha risposto, senza cogliere il lato provocatorio, dov'ė il romanticismo. Questa la mia risposta scritta di getto, raffazzonata e piena di luoghi comuni, ma ci sono già affezionato e voglio conservarla.
Eccola in pasto al grande pubblico

"Possibile che un fine esteta come te non sia riuscito a percepire il romanticismo emanato da un rudere di palazzo che prima di essere bombardato da quei bontemponi degli etiopi valeva al metro quadro più del centro di Venezia e che ora è occupato abusivamente, mi piace immaginare, da una manipolo di audaci imprenditori che sera dopo sera esitano il loro pesce cotto nel mitico forno yemenita e poco più (nemmeno una birretta, sic!) a stuoli di audaci avventori che sfidano la polvere e la fanga retaggio di piogge deflagranti per arrivare al tugurio passando nei vicoli distrutti e ancora pieni di macerie di questa città che ha visto nascere e tramontare imperi e dinastie...salvo arrivarci in pulman come ha fatto il gruppo modello "Alpitour" in ridicolissima tenuta da safari in Kenia che non voleva sporcarsi i piedi...una città che ha vissuto del commercio di schiavi, avorio e bestie selvatiche, che era animata da mercanti armeni, greci ed ebrei e genti di ogni razza, che ha salutato re ed imperatori dalla banchina di un porto con alle spalle la responsabilità del continente più bello e martoriato del mondo intero e davanti a se l'orizzonte di un mare profondo millenni, un mare che non appartiene a nessuno, dove semmai regna la "cernia tropicale" e prolifera il corallo. Seduto su una sedia di plastica pericolante ad aspettare un pesce arrosto, consapevole di consumare un rito dedicato al dio turismo hai davanti a te portici, facciate finestre e portali, architetture le più diverse che si sfidavano in bellezza, che si sovrapponevano e compenetravano, hai davanti a te quello che resta di una città che ha subito e a volte goduto del dominio di portoghesi attomani egiziani ed italiani che ha vissuto anche di puro esotismo che ha respirato la sensualità che dilagava dalle alcove segrete e fuggitive che impregnavano dei loro umori i meandri più oscuri e i viali più ridondanti di Massawa la laida, di Massawa la grande, la Venezia del Mar rosso...si accendono in questo preciso istante prasaiche lampadine ad incandescenza schermate di rosso ad illuminare locali vuoti in questo principio di fine anno 2013 sospeso nell'indefinito di Massawa la sopravvissuta ...e ... e ...e ... seduti con i piedi nel fango rappreso ad aspettare il tuo pesce bruciacchiato vedi passare professioniste del mestiere più vecchio del mondo appassite da anni di attività e di torpore recente, vedi sfilare giovani promesse in completini arroganti con tanto di tacco a spillo così appetibili da dimenticare pesce promesse di fedeltà timori di infezioni incoffessabili e vedi passare cani famelici che aspettano una lisca di pesce vedi passare qualche bimbo straccione concepito in virtù di chissà quale amore fuggitivo di marinai del golfo di Aden, di pirati di Socotra, di contrabbandieri del Sinai ed infine ti viene servito in un piatto ( ed accontentati) il tuo agognato pesce, prelibato frutto del mare piú ricco del mondo dove il colore dell'aria surriscaldata è premonitrice di onirici passaggi tra le secche e le maree di naufragi di legni arabi e di follie di conquista di arroganti ed ambiziosi e di beceri viaggiatori come me! che ritrovano se stessi in uno dei pochi angoli "intatti" dell'intero pianeta e ti senti parte di una storia che ė ormai finita,finita, finita sotto le bombe, le guerre intestine, la caparbietà dissennata di dittatorucoli da operetta, finita sotto le beghe territoriali di un colonialismo ottuso che ha devastato un continente, una storia che è finita quanto ê partito da Massawa l'ultimo mercante e sai con certezza che Massawa è morta ė morta per sempre, sempre sempre! ma la gente che vive tra le sue macerie? che vive tra le "loro" macerie? che ruba l'ombra sotto portici pericolanti ma dignitosi, che ruba la poca acqua dalle condutture divelte, che dorme su pagliericci di fortuna allestiti in quelli che erano palazzi d'oro, reggie, residenze principesche sul bordo di un mare immemore, di un mare intriso dello sperma salvifico di organismi superbi
E mi chiedi cosa c'ė di romantico?"
Enrico















martedì, febbraio 14, 2012

 

meditazione sull'utilizzo dell'avorio

Insomma chi ci rimette è sempre Lui...il povero elefante. Il testo che introduce le sculture mi sembra particolarmente edificante.
altri commenti mi sembrano inutili.
le immagini provengono dalla collezione Art Nouveau des Musées Royaux d'art ed d'Histoire di Bruxelles e l'ultima immagine dal museo degli strumenti musicali di Bruxelles.






strumento musicale tradizionale congolese

giovedì, novembre 19, 2009

 

Namibia Day

Ieri 18/11/2009 si è tenuto a Roma il "Namibia Day" Ovvero una presentazione di questo spettacolare paese organizzata dal consolato della Namibia. Ha presenziato il Dott. Petter Johannesen, Console Onorario di Namibia per l’Italia.
Un programma ricco di interventi ha illustrato le attrattive del Paese, le opportunità di investimento e le politiche namibiane per il turismo rivolte al pubblico italiano.
La mia personale impressione è che La Namibia sia un paese unico, dalle possibilità illimitate e ancora quasi "vergine", con la possibilità di un futuro vero davanti. La namibia ha ottenuto l'indipendenza nel 1990. Noi lo abbiamo visitato nel 1998, e ieri mi è sembrato di capire che in questi anni il paese non è stato stravolto dal cosiddetto sviluppo, non ha fatto la fine di tanti altri paesi africani, ma ha costruito delle basi solide e durature.
Questa la locandina ufficiale dell'evento:



sabato, novembre 07, 2009

 

Una grande gioia, ma anche un'occasione mancata


Giovedì 22 Ottobre all'università San Tommaso d'Aquino, l'Angelicum, a Roma, il nostro carissimo Padre J. M. Vianney MUNYARUYENZI NDIZEYE ha discusso la propria tesi di dottorato in Teologia dal titolo "La preparazione al matrimonio e alla famiglia nella prospettiva della nuova evangelizzazione", sviluppando la sua ricerca sul fidanzamento, il matrimonio e la famiglia a partire dalla consapevolezza che "l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia", ma anche che si tratta di un dono di Dio che i credenti e tutti gli esseri umani di buona volontà sono chiamati a proteggere, a difendere e a promuovere.
Le nostre felicitazioni più gioiose al nostro fratello Congolese che a costo di grandi sacrifici e impegno è riuscito a raggiungere questo traguardo riuscendo a conciliare lo studio e gli impegni sacerdotali in una grande parrocchia. Gli sono stati vicino in questo momento importante tutti i suoi confratelli Congolesi, indonesiani e indiani. Si può infatti notarlo dalla foto! Sconcerta e rattrista dover ammettere che nessuno italiano nell'ambito della famiglia caracciolina abbia sentito il desiderio, il bisogno interiore di condividere questa gioia e testimoniare così che puo' esistere veramente una fratellanza tra popoli e culture diverse. Che ci sia anche una valenza "politica" più o meno consapevole dietro questa assenza? Riaffiora il sospetto che, pur senza malizia si insista con il considerare gli africani come eterni bambini che non meritano e non recepiscono un'istruzione superiore. Sarebbe bastato così poco non alimentare queste stancanti e ormai sterili considerazioni "socio-politico-antropologico-culturalnazionali!
Perché è così faticoso volersi bene?







venerdì, novembre 02, 2007

 

A proposito dei Gorilla






Di seguito un interessantissimo articolo del Signor J. P. Jobogo Sulla tragica situazione del nord Kivu e l'impatto delle umane vicende sulla natura.










Gorillas sector under rebels control
By: JP Mirindi Jobogo (ICCN-Goma-DRC)


It is now two month since i returned from Ireland where attended a course in World Heritage Management. I thought this was the right time to share my academic experience with my colleagues in the field, unfortunately the park was hosting rebels instead of tourists. Maximum efforts were done by rangers and conservation NGOs after the killing of the four gorillas in August 2007. The Chief Warden Norbert Mushenzi and others colleagues were very active, but they could not resist after the deployment of rebels group commanded by Laurent Nkunda in Mikeno sector.

Eight gorillas were killed since January 2007 and the number of the rangers killed under the course of their duties keeps on increasing. Since August, the park has no longer the control on gorilla sector where the militias are based. Fifty habituated gorillas are lost in the transboundary region between DRC, Rwanda and Uganda. They will be safe if they managed to escape in the neighbouring reserves in Rwanda or in Uganda. It is difficult to confirm weather they are safe or not. We hope the political crisis will get a solution very soon so that we monitor the remaining population and protect them.

Rangers from Bikenge, Bukima and Jomba Patrol Posts were obliged to bring their families to the Head Quarters. The whole gorilla sector including Rutshuru, Jomba and Rugari is currently occupied by militias.

This has also affected school children to move to the new villages since there was a fear that school children will be enrolled forcefully rebel’s movement. The situation remains confused and some sectors are inaccessible. Last week end 27 October 2007, the rangers from Kabaraza attempted to conduct a patrol along Ngwenda River to monitor the hippo pool; unfortunately they fall in an ambush and exchanged fire with the Mai Mai rebels. The rangers run short of bullet and RWIKO was shot dead while GATO was injured at the shoulder and was rescued by Medecins Sans Frontieres team based at Kiwanja; Gato is now recovering in Rutshuru hospital.
The crisis is now general and has affected the community’s livelihood in both Masisi and Rutshuru. The price of food at local market has increased; all farmers are now living as refugees in camps where they are being assisted by local NGOs, In Goma the price of charcoal has increased from 5,500 Fr. (11 USD) to 11,000 Fr. (20 USD) almost a double; this has also caused an impact on deforestation around the park. On the park,s level, in the central sector the Mai Mai have agreed to join the government army and are now regrouped to get ready to the military training. A section of rangers was deployed last week to protect the remaining hippos after the departure of the Mai Mai rebels group. Lulimbi sector is still occupied by Interahamwe rebels group, and Rumangabo in the gorilla sector, the rangers posts are occupied by rebels since September and all park staff are regrouped at Rumangabo Head Quarters and others in Goma until the area is safe. On the other side of Rwanda and Uganda, gorilla tourism is doing as normal. We hope there will be a solution on the crisis to allow rangers to monitor the remaining gorillas after the cisefire.


The forest used by Chimpanzees is being cut down for charcoal burning.
(Credit phot. R. Muir)




giovedì, ottobre 11, 2007

 

Telefonia mobile


insisto ancora sull’argomento!
Girovagando sulla rete si viene a conoscenza che ben cinque stati africani ( Tanzania, Kenya, Uganda, Repubblica Démocratica del Congo, Congo e Gabon formano dal 6 Giugno 2007 uno spazio cellulare unificato. Secondo l'autore dell'articolo sembrerebbe una conquista Africana, io credo si tratti solo di ben precise scelte commerciali di CELTEL, l’operatore telefonico; ma resta il fatto che il roaming, terrore di ogni viaggiatore, per 5 stati africani non è più un problema.

E' una buona ed interessante notizia per chiunque, chi non possiede un telefonino? Eppure i mass media nostrani si sono ben guardati dal veicolarla, evidentemente si tratta di una notizia vera... e sovversiva sotto certi aspetti, perché indispettire gli operatori di telefonia mobile divulgandola?

venerdì, marzo 30, 2007

 

Il primo che arriva...di che colore è?

Questo è solo un piccolo post semi serio, ma se ci scappa una riflessione piccola piccola tanto meglio.


Immaginate questa scena: una famigliola africana in visita alle cascate vittoria. Il figlio chiede al padre indicando il monumento a Livingstone:"papà chi è quello?" Ma soprattutto immaginate la faccia del padre quando il figlio, sentita la risposta replica:" papà, perchè davanti a Stone Henge o al tamigi non mettiamo la statua del primo negro passato da quelle parti?)


Io, nei panni di un genitore africamo, proverei amarezza e forse rabbia a dover dire a mio figlio che a questo mondo c'è stata e c'è ancora, purtroppo, gente che non si vergogna di aver celebrato scoperte note da sempre a milioni di esseri umani.
Con l'aggravante di aver fatto una carneficina a livello toponomastico cambiando nome a luoghi e città.
Io sarei per dei rapporti bilaterali equilibrati: o togliamo tutte quelle stupide statue e targhe in giro per l'Africa oppure cominciamo a mettere targhe anche in giro per Roma, magari a via del Pigneto: QUI E' PASSATO HAMADOU, VENDITORE SENEGALESE. Che male c'è? Forse farà sorridere, ma mai come la targa di Speke sul lago Vittoria; tanto affanno per scoprire dei posti quando si potrebbe tranquillamente chiedere a qualcuno del posto!



domenica, novembre 19, 2006

 

venditori di strada

Quante volte ci è capitato di vederli in giro per Roma, magari davanti alla libreria Feltrinelli?
Sono i venditori di Terre di mezzo. Come si legge nella presentazione del sito www.terre.it/:
Terre di mezzo è il giornale di strada che coniuga informazione sociale e lotta alla povertà, offrendo -con la vendita- un lavoro legale a molti immigrati in difficoltà economica.”.
La prima volta che vidi uno di questi venditori, anni fa, mi chiesi: "che senso ha vendere libri davanti ad una libreria? Ormai ho già lasciato una parte del mio stipendio alla cassiera" . Nonostante tutto mi fermai, più per scambiare due parole che per vedere effettivamente cosa proponevano; è così ho scoperto una rivista molto interessante, una collana di li libri validissima , case editrici a parer mio troppo poco conosciute e molti scrittori che diversamente non avrei forse mai scoperto. Uno tra tutti Kossi Komla-Ebri, "scrittore migrante". Il suo sito www.kossi-komlaebri.net/ se ne avete voglia scorretene le pagine, io ho scoperto un mondo: quella letteratura cosidetta "migrante. Scrittori africani e non solo che vivono in Italia e scrivono nella nostra lingua; un punto di vista importantissimo e spesso vera letteratura.

martedì, ottobre 03, 2006

 

Volume sulla lingua Koulango

Segnalo a tutti gli "appassionati" un interessantissimo volume sulla lingua Koulango, in fin dei conti credo sia l'unico accessibile. Un popolo tra i più importanti del Nord-est della Costa d'Avorio.
Oltre alla descrizione del sistema grammaticale è molto interessante la parte relativa agli elementi di conversazione. E' in francese, ma non poteva essere altrimenti. E' stato pubblicato nel 2005, credo sia molto utile per chi si reca da quelle parti.
PARLONS KOULANGO
Koukou Appoh Enoc Kra
Edizioni L'Harmattan

sabato, agosto 26, 2006

 

fondazione james non morirà"

Un mio carissimo amico mi ha segnalato questa fondazione. Sto leggendo con attenzione il sito e invito tutti a farlo. Mi è piaciuto particolarmente lo spirito, le finalità e l'impostazione della fondazione. Riporto un passaggio relativo al loro modo di intendere il volontariato. Un bel decalogo che sembrerebbe ovvio, ma ovvio non è.
"E’ inoltre necessario che si consideri, del tutto realisticamente, quali sono le motivazioni che spingono a voler fare un’esperienza del genere.In proposito occorre considerare che ci si troverà dinanzi ad una cultura del tutto diversa dalla nostra, a modi di vita, comportamenti e ad un approccio alla vita, alla miseria, ai rapporti umani che non rispondono ai nostri schemi.
Tutto ciò richiede
• capacità di comprensione e disponibilità ad una “integrazione” nella cultura locale;
• stabilità emotiva;
• astensione da ogni commento od atteggiamento, sopratutto in situazioni di gravità o non comprensibili;
• atteggiamento di prudenza in ogni situazione;
• rispetto delle persone e della cultura locali;
• rispetto della professionalità dei medici locali;
• non pretendere di operare con i nostri tempi, la nostra mentalità, la nostra “efficienza”, ma adattarsi alla situazione reale cercando di comprenderla;
• rispetto delle regole di comportamento che saranno indicate;
• capacità e disponibilità ad ogni tipo di collaborazione;E’ necessario inoltre rispettare, tassativamente le seguenti regole:
• evitare, in ogni caso ed in ogni situazione, valutazioni, apprezzamenti od atteggiamenti personali;
• astenersi, in ogni caso e con chiunque, da qualsiasi “commento” politico, religioso, culturale.
Se, dopo avere letto tutti i punti sopra indicati, pensate di essere interessati ad aiutarci, scriveteci o telefonateci, inviando un vostro curriculum professionale ed un breve scritto sui motivi che vi spingono a condividere con noi un’esperienza arricchente dal punto di vista umano, sociale, culturale e professionale.Prima di ogni decisione in ordine ad un eventuale soggiorno in Etiopia, è comunque previsto un colloquio personale conoscitivo e di approfondimento con i responsabili della Fondazione."

giovedì, agosto 24, 2006

 

Padre Luigi ci ha lasciati

Il giorno 8 Agosto Padre Luigi ha lasciato questo mondo.
Anche se non lo vedevo da diverso tempo e la triste notizia era nell'aria, è stato straumatico sapere che persona più "bella" che ho conosciuto in vita mia non è più su questa terra.
Qualcuno lo aveva difinito l'ultimo missionario, io voglio ricordarlo come una persona vera, un essere umano tra gli altri che ha speso la sua vita per il prossimo e per il dio in cui credeva. 40 anni in Africa avevano lasciato il segno sul suo corpo, ma penso ai segni che lui ha lasciato nelle persone che come me hanno avuto la fortuna e la gioia di conoscerlo. Il mio rammarico è averlo conosciuto troppo tardi e non aver potuto condividere con lui altri momenti se non il mese passato insieme anni fa in Costa d'Avorio, ma da allora mi sembra di averlo avuto comunque sempre vicino e non ho dubbi che gli insegnamenti e le lezioni di vita che lui mi ha donato con la sua umanità, con la sua semplicità e pazienza, mi accompagneranno sempre.
Ciao padre mio, ti ho voluto bene e continuerò a volertene sempre

mercoledì, agosto 23, 2006

 

incomprensioni

Oggi ho ricevuto una lettera dal Congo, mi verrebbe di dire "l'ennesima" in quanto come tante è solo una esplicita richiesta di soldi incastonata a dovere in mezzo ai saluti e alle benedizioni di nostro signore. Mi ha scritto Philippe, un ragazzo conusciuto sul posto diversi anni fa e che rivedo sempre quando torno in Congo.
Quando sei sul posto, conosci qualcuno, cerchi di diventarci amico, o almeno provi ad instaurare un rapporto sereno, che duri un po’ di più…ma, spesso,non c'è nulla da fare e lo capisci quasi subito e ne hai riprove continue. Il divario è enorme, sei sempre visto come l’occidentale che ha i soldi. Inutile e spesso ridicolo cercare di spiegare che per pagarti il viaggio hai patito un anno di rinunce e privazioni, lo stai dicendo magari ad una persona che si inventa la vita giorno per giorno. Nonostante tutto non ci si rassegna all’idea che anche quando si è guardati negli occhi, lo sguardo del nostro prossimo corre al nostro portafogli. In qualche modo è inevitabile che sia così se ci facciamo vedere in continuazione a tirare fuori dollari su dollari per comperare la statuina, il vaso in terracotta, la maschera tradizionale o per l’acqua in bottiglia che costa più dell’oro. Qualcuno sarà pur autorizzato a pensare che potremmo regalare con la stessa disinvoltura una decina di dollari anche a lui...
Possiamo lasciare il nostro indirizzo come non farlo, ma a quanto pare si è sempre raggiunti da qualche richiesta "brutale". Io personalmente ho provato in tutti i modi ad evitare che potenziali amicizie si riducessero in squallide richieste di denaro, ma mi devo rassegnare all'idea che non basta dire:"cerchiamo di essere amici e basta". E’ tutto relativo, anche il concetto di amicizia, ed evidentemente chi è costretto a studiarle tutte pur di sopravvivere ha un concetto diverso di amicizia, quanto meno ha delle aspettative diverse e a dirla tutta ha anche un concetto diverso dei soldi.
Insomma, l’equivoco di fondo c’è e rimane, cosa fare? Come comportarsi? Come evitare di generalizzare? Ci vuole poco a dire: “gli africani sono tutti opportunisti”. Anche per loro in fin dei conti è facile pensare che i bianchi sono tutti ricchi. Io mi rifiuto di sottostare a questo gioco delle parti, ma riconosco che in fin dei conti parto spesso con il piede sbagliato: predico bene e razzolo male! Insisto però nel voler cercare di stabilire un rapporto con il prossimo senza cadere nelle prevenzioni. Se la prossima volta dovrò rinunciare al telefonino per evitare che altri pensino che posso permettermi di sciupare in telefonate l’equivalente di settimane del loro duro lavoro…ebbene lo farò. Che altro fare? Rinunciare all’acqua minerale? Se posso no davvero, la giardia l’ho presa una volta e mi basta. Mi piacerebbe che anche questo venisse compreso, ma capisco serenamente di non poterlo pretendere, almeno per ora.

giovedì, giugno 29, 2006

 

telefonini



Sulla telefonia mobile si è detto di tutto e di più, inutile ripetersi quindi...ma una cosa continuo a non capirla: dalle notre parti per darti un numero di telefono vogliono sapere anche il tuo DNA e poi per gestire la tua linea hai bisogno del ragioniere; in Congo, Costa d'Avorio o Rwanda e chissà in quanti altri posti con 5 dollari ti danno numero e credito telefonico senza voler saper nulla di te. La sim è subito abilitata anche a chiamate intercontinentali. Due pesi e due misure...DOVE STA LA FREGATURA? quella più grossa intendo, considerato che a rimetterci è sempre chi ha il telefonino in mano. A Goma poi si è costretti a "palleggiare" due telefonini:, Vodacom e Celtel, i due fornitori, non comunicano tra di loro, per cui "l'utente" deve avere necessariamente due telefonini. Spero solo che non subentrino altri operatori!!!

venerdì, giugno 09, 2006

 

Storia di una couscussiera


nel 1881 la Tunisia divenne protettorato francese e si liberò dalla tutela francese con i protocolli del 20 marzo 1956, fu proclamata repubblica il 25 luglio 1957. Questo è su tutti i libri di storia, credo sia meno noto che nel frattempo, anche alla comunità italiana i francesi non resero la vita facile. Almeno io non conoscevo affatto questa vicenda. A parlarmene è stata la signora Teresa, nata e vissuta in Tunisia fino all’età di sette anni. Su internet non ho trovato molto e prego chiunque conosca dei testi sulla materia di segnalarmeli.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, gli italiani furono colpiti da provvedimenti di espropriazioni e sequestri di beni, interdizione delle attività economiche, nonché da misure estreme quali l'arresto o l'espulsione, vennero chiuse tutte le istituzioni italiane, comprese le scuole, e venne vietata la stampa di giornali in lingua italiana. La politica aggressiva della Francia nei confronti degli italiani di Tunisia iniziò a cessare all'indomani della stipula del trattato di pace fra Italia e Francia (1947) e la riapertura del Consolato Generale nell'anno seguente, anche se i sequestri continuarono ancora per alcuni anni.
La storia della signora Teresa meriterebbe ben altra attenzione che questo misero post, ma non è escluso che un giorno si faccia qualcosa di più.
La sua famiglia viveva a Metlaoui ( cittadina della Tunisia di circa 17.700 abitanti. Nota per i giacimenti di fosfati. Ultimamente è entrata a far parte di circuiti turistici grazie alla particolarità e alla bellezza delle Gorges du Seldja). Nel 1945 i francesi espulsero molti italiani dalla Tunisia, tra questi anche la famiglia della signoraTeresa che all’epoca aveva sette anni. Il padre subì le pene della prigionia prima in un campo di concentramento in Algeria e successivamente di nuovo in Tunisia. Trovarono rifugio in un campo profughi a Roma, e furono costretti rimanervi per alcuni anni.

Nel lontano 1928 la mamma della signora Teresa, in procinto di sposarsi, acquistò la couscoussiera della foto, avrebbe fatto parte del suo corredo nuziale. Quando furono costretti ad abbandonare la Tunisia, la cuscussiera era tra i pochi beni che riuscirono a portar via.
Con il migliorare della situazione, un fratello della signora Teresa si trasferì in Belgio e portò con se la couscoussiera. Da qualche tempo questo "prezioso" oggetto è di nuovo in Italia, in casa della signora Teresa, trattata non come una reliquia, ma come un pezzo di vita, un legame affettivo e “culturale” con una terra così vicina all’Italia ma spesso distante. Credo sia insomma non un semplice pezzo di coccio ma un simbolo molto importante, …anche per me che, grazie alla signora Teresa, ho cominciato ad amare in tenera età il nord Africa passando per il suo couscous.

mercoledì, maggio 31, 2006

 

riflessioni sul volontariato

Credo sia arrivato il momento di cominciare a riflettere seriamente sull’opportunità di andare in Africa a fare esperienza sulla pelle della gente barricandosi dietro la parola “volontariato”. Non è eticamente corretto riportarsi a casa “il respiro dell’Africa” i “sorrisi dei bambini” le foto dei derelitti e mettersi poi a posto la coscienza con qualche adozione a distanza. Sono stufo di sentir dire che gli Africani sembrano bambini! Sono stufo di sentir dire:”avevo bisogno di quest’esperienza”. Fare volontariato credo significhi mettersi al servizio del prossimo e che bisogna esserne capaci. Se andiamo solo a dare ordini, a fare fotografie e crogiolarsi nell’esotismo lo possiamo chiamare volontariato? Usiamo un altro termine, per piacere, e il problema è risolto. Sono tornato in Costa d’Avorio dopo sei anni, per la terza volta. Il mio rapporto professionale con l’Africa è confinato nell’ambito dell’edilizia: idraulica, elettricità, falegnameria e tutto quanto contribuisce a tirare su una struttura. Questo è il mio lavoro e non metto il naso nelle scienze infermieristiche, nell’istruzione o in generale in cose che non sono di mia competenza. Nel frattempo “ABBIAMO” edificato parecchio: muri, bagni, missioni e case, ma tutto, dico tutto, sembra solo una “esercitazione” di alunni svogliati. Costruzioni appena terminate sembrano vecchie di trenta anni e hanno già bisogno di interventi drastici di risanamento. Basta entrare in un ambiente, i bagni sono emblematici, per comprendere che si tratta di miseri tentativi di portare a termine, senza convinzione né preparazione, qualcosa di cui non si capisce l’essenza. Ho come il sospetto che se certi bagni devono essere d’esempio è veramente difficile veicolare il concetto di igiene. Mi si dice sempre che il problema è economico e che bisogna portare a termine i progetti con pochi soldi. Io non sono convinto che il problema vero siano i soldi, ma piuttosto le motivazioni di base, la mancanza di rispetto per il prossimo e anche le competenze tecniche: se le risorse economiche di un cantiere non sono gestite da un geometra capace e che conosce l’ambiente e la cultura del posto dove opera difficilmente sono impiegati bene. Se un cantiere me lo gestisce un missionario, evidentemente senza competenze edili, con la pretesa di essere onnipresente perché è convinto che i “ negri” non hanno voglia di fare nulla e non sono capaci di fare nulla, difficilmente ci possiamo aspettare grossi risultati sia sul piano edile che umano. Inoltre mi sembra poco lungimirante considerare solo i costi di impianto senza considerare poi le spese di manutenzione e mantenimento. Spese che ci saranno comunque e dipenderanno inesorabilmente dalla qualità del progetto. Spesso andiamo in Africa per far fronte all’emergenza…ma chi l’ha creata? Altre volte andiamo solo per impostare il lavoro, per fare la parte più difficile, non alla portata dei poveri negretti ignoranti e quasi sicuramente non parliamo una parola di francese e tanto meno ci sforziamo di dire almeno buongiorno nella lingua locale. E’ condivisione questa? E’ promozione umana? Andiamo a fare gli scienziati in mezzo ai cantieri e mai una volta che ci si sforzasse di spiegare che cos’è un angolo di 90 gradi, una linea retta o un perpendicolo, poi però, ed è la norma, potrei citare decine e decine di esempi, ci lamentiamo che i muri sono tutti storti, che piove dentro casa, Che i pavimenti sono tutti storti e le porte non si chiudono, che gli africani hanno impiegato una vita a mettere quattro piastrelle di rivestimento e le hanno messe anche male. Provateci voi a mettere piastrelle su un muro storto! Non ha un costo in vile denaro tutto questo? Non sto facendo uno sterile trattato di edilizia spicciola, a questo punto sto solo parlando di soldi sottratti ad attività ben più importanti. Andiamo sempre con la convinzione che in Africa non ci sia nulla e portiamo tutto dall’Italia, spesso senza discernimento, cose utili e inutili; con gli inconvenienti che la cosa comporta. La mia proposta scontatissima, banale, ingenua è: quando ce la prendiamo la briga di verificare che ad Abidjan si trova tutto il necessario? Quando ci sediamo a fare due conti per scoprire che è antieconomico continuare ad utilizzare i prodotti cinesi comperati nei mercati che ti si rompono in mano ancor prima di montarli? Ma soprattutto mi chiedo: a quando risale la nostra frequentazione con l’Africa? (parlo del volontariato). Continuiamo a lamentarci che in Africa non c’è un idraulico, un elettricista capace, che non si trovano muratori…a parte il fatto che non è vero, perché non facciamo studiare i ragazzi del posto invece di continuare a mettere le “pezze” e accontentarci di strutture con bagni che non funzionano o fanno schifo? Un bagno senza mattonelle non è un bagno. Non ci stupiamo se poi la gente, anziché entrare in un loculo di cemento omologato bagno, preferisce continuare a lavarsi nel catino di sempre. Un bagno dove non esce l’acqua non è un bagno, sono soldi sprecati e in conclusione è questo che lamento. Se bisogna spendere soldi per un bagno che tale non è, allora facciamo studiare un ragazzo, i bagni li faremo tra cinque anni. Se un impianto elettrico lo fa un africano a casa sua senza predisporre un interruttore differenziale o salvavita non ho nulla da obiettare, ma se lo realizza un europeo allora sono convinto che la cosa sia amorale perché non capisco proprio come la pelle di un africano che rimane fulminato possa valere i 30/40 euro di un salvavita. Da 11 anni frequento a vario titolo varie realtà africane, ma non ho mai avuto la gioia di vedere un missionario che si è preso la briga di far studiare un tecnico. Ma sono veramente così inaffidabili gli Africani? Tutto questo discorso potrebbe sembrare marginale con tanti problemi di natura diversa da affrontare e risolvere, eppure mi capita in continuazione di vedere missionari e suore costrette a dedicare tempo e risorse a problemi pratici come la manutenzione di una casa…allora costruiamo in maniera corretta: risparmiando soldi, dando l’esempio, facendo formazione tecnica e umana e poi dedichiamoci pure a cose più importanti. Non è certo facendo le cose all’africana (come dice qualcuno) che diamo il buon esempio e finalizziamo correttamente i soldi delle offerte. Quante volte mi è capitato di vedere capi cantiere improvvisati che per mancanza di competenze e con la pretesa di risparmiare hanno speso il doppio per ottenere risultati a dir poco insoddisfacenti! La mia non è polemica, sapendo che i soldi non scorrono a fiumi, mi fa male sapere che una povera creatura non può curarsi o andare a scuola perché i soldi sono finiti nel trasporto e sdoganamento di un container che non contiene nulla di buono, oppure sono finiti nelle casse delle compagnie aeree per i continui su e giù di volontari desiderosi dell’esperienza che ci cambia la vita(a noi, non agli altri). Una buona volta mi piacerebbe proprio fare la somma dei soldi spesi in biglietti aerei da tutti questi tecnici venuti dall’Italia e vedere quanti ragazzi africani avrebbero potuto studiare da geometri e tecnici. Non serve a nulla rispondere che della casa o dell’infermeria si aveva bisogno subito, perché il tempo passa e i problemi restano sempre gli stessi. Vogliamo continuare a vivere e a far vivere nell’emergenza? E la tanto sbandierata promozione umana? Proprio in virtù di questo non dico che non bisogna andare in Africa, ma almeno facciamolo in punta di piedi, con umiltà. Siamo già così pallidi e ci riconoscono subito, se poi facciamo di tutto per richiamare l’attenzione e renderci ridicoli…Qualcuno parla di danni collaterali inevitabili; proviamo a spiegarlo a chi non ha i soldi per curarsi, a chi abbiamo creato aspettative o che si sente come una scimmia allo zoo fotografata a mitraglia come se fosse lui l’animale da baraccone.

 

Equivoci

Un libro da consigliare vivamente: "SOCIETA' AFRICANE" (l'Africa sub-sahariana tra immagine e realtà) a cura di Daniele Mezzana e Giancarlo Quaranta. www.bcdeditore.it

Nell'introduzione si analizzano i luoghi comuni e la visione stereotipata che abbiamo del continente africano, una visione basata soprattutto su degli equivoci.
Tra i tanti mi voglio soffermare su un equivoco contro il quale mi sono scontrato diverse volte e che nel libro viene definito delle tecnologie appropriate. Quelle tecnologie cioè, che noi occidentali riteniamo appropriate a quella che consideriamo arretratezza e semplicità delle società africane e che quindi proponiamo come modello in fase di progetti e cooperazione. Decidere quello che è appropriato per il prossimo è una bella responsabilità e talvolta viene presa alla leggera.
Nella pratica, non riesco a capire come alcuni possano ritenere che un africano non debba pretendere nulla di più di un bagno senza mattonelle. "la mattonella", sembra un dettaglio estetico, ma fa la differenza tra l'igiene e la semplice pulizia...vi pare poco!?! Spesso invece spacciandola come un lusso inulile creiamo un equivoco sull'equivoco. Mi spiego meglio: a Goma (città notoriamente un po' disgraziata) mi è toccato vedere case la cui facciata esterna era completamente rivestita di mattonelle, ho sbirciato dentro alcuni bagni di villini signorili e ho notato che il rivestimento arrivava fino al soffitto. Cosa significa tutto questo? Per me è evidente che la " mattonella" è assurta al ruolo di status symbol, un po' come da noi la pelliccia. La cosa assurda è che mi è toccato sentire gente (preti italiani) che inveivano contro questi nuovi ricchi che non avevano rispetto per la povertà dei loro fratelli. La mattonella è un concetto di importazione, quindi qualche responsabilità in tutto questo dovremmo pure averla! Un dettaglio: a Goma si trovano le mattonelle ma non la colla per la posa in opera! Se poni il problema, tutti, dico tutti, bianchi e neri, cadono dalle nuvole e ti rispondono che non serve e che ne hanno sempre fatto a meno.
Nell'ultimo seminario appena costruito vedi dei bagni che fanno pena, eppure a guardarlo da fuori, adagiato sulle sponde le lago Kivu sembra una struttura bellissima. Si capisce al volo che di soldi ce ne hanno buttati a palate, perché risparmiare poche centinaia di euro non mettendo le mattonelle ai bagni? Incompetenza? Mala fede? Sono entrato dell'uffico del gestore di telefonia mobile Vodacom, (la facciata esterna è insignificante), per curiosità ho chiesto di andare al bagno, erano uno spettacolo per gli occhi, pulitissimi, ben fatti e accessoriati, con tanto di asciugamani elettrici. A parlare di mattonelle si corre il rischio di passare per matti, ma non si può negare che anche da queste cose apparentemente marginali si percepisce che c'è qualcosa di sbagliato, di "equivoco" nel nostro approccio con le cose africane, come minimo c'è scarso rispetto degli africani!

martedì, maggio 30, 2006

 

Tabagne 2006 Cote d'Ivoire

Sono stato a Tabagne per la prima volta nel 1999, era la mia prima esperienza in Africa come volontario. Ci son tornato dopo sei anni, un periodo d’assenza molto lungo durante il quale ho fatto una serie d’esperienze in Congo. Una parte del mio cuore però è rimasta sempre a Tabagne.
E’ stata sufficiente la prima passeggiata per il villaggio, i primi incontri, per comprendere che il mio legame con questo posto non è frutto delle sole emozioni straripanti della prima volta dove tutto era esasperato dall’inesperienza, non è più “gonfiato” da quell’ esotismo che anche a rinnegarlo ci condiziona sempre. Capisco che nel frattempo molte cose sono maturate. Rivedo una Tabagne impregnata di quotidianità, ed io sono una persona tra le tante che cerca solo di farne parte. E’ stata una visita breve, due settimane soltanto, motivate da urgenze “tecniche”alla missione delle suore. Confesso che non sono partito a cuor leggero, perché è difficile dare un senso ad un viaggio così breve, e almeno secondo me, non è affatto scontato che il viaggio sia un “investimento” per l’Africa, quindi bisogna impegnarsi a fondo per evitare di riportarsi a casa più di quanto si lasci. Mi piace vedere le cose da questo punto di vista!
Una buona parte di questi quindici giorni li ho trascorsi insieme ad un ragazzo che mi aiutava sul lavoro, soprattutto idraulica ed elettricità. Lui aveva tanta voglia d’imparare, ed io un estremo bisogno che il nostro rapporto fosse il più sereno ed equilibrato possibile; basato sulla collaborazione e non come spesso succede sull’imposizione di conoscenze non condivise e quindi sterili. Due “colleghi”, insomma, che i casi della vita hanno portato a lavorare insieme, per poco tempo, è vero, ma forse proprio per questo ancora più prezioso. L’aver incontrato questo ragazzo è stata per me una grande opportunità, da lui ho ricevuto molto, è vero, ma ho anche avuto la possibilità di mettere a sua disposizione quel minimo di tecniche e di trucchi del mestiere che gli serviranno nel suo lavoro. Spesso ripetevo, cercando di non darlo troppo a vedere, lavori già fatti proprio per fare pratica e dopo l’orario di lavoro… un po’ di teoria. Sono “quasi” certo che tutto quello che abbiamo fatto insieme, lui saprà farlo da solo. Ho allestito per lui una cassetta degli attrezzi e comprato un manuale d’idraulica. Altri ne manderò e grazie ad internet gli ho già inviato uno schema elettrico e le spiegazioni relative; vorrei proprio continuare a seguirlo. Ora credo dipenda da lui dimostrare che a Tabagne per certi “lavoretti” non c’è più bisogno che qualcuno parta appositamente dall’Italia. Sarebbe la soddisfazione più grande, e in sostanza la mia unica preghiera. Sembra strano, ma a me mancheranno i momenti passati insieme la sera, le passeggiate e le chiacchiere sul più e sul meno più che le speculazioni sulla “differenza di potenziale”. Spero che per lui sia la stessa cosa.
Nel tempo libero,poco in verità, ho fatto proprio quello che in Italia non facciamo quasi più, o a fatica: ho parlato con la gente! Con il guardiano notturno del CAM, con la signora che vende i Bègnè per strada, con gente incontrata per caso, con l’autista, con i militari al posto di blocco di Bondoukou e tanti altri. “sono gentili perché sei bianco” dice qualcuno forse più disincantato di me. “Anche l’Italia è piena di bianchi, ma non mi sembrano tutti così attenti ai rapporti umani” sono solito rispondere. In questo periodo, oltre tutto, gli Ivoriani non mi sembrano molto ben disposti verso i francesi ed è molto facile fare di tutto il bianco un fascio.
Per l’ennesima volta ho capito che il mio “prossimo” è in Africa, se sia un atto di amore o di riconoscenza non so dirlo, so solo che ne ho bisogno.
A volte però, ho capito che la gente era meravigliata che io dessi loro confidenza, in alcuni casi mi è stato detto apertamente. Lo stupore è tutto mio e non capisco dove sta l’equivoco, come ci si deve rapportare con il prossimo se non dando confiance?
Ho apprezzato per l’ennesima volta cosa significa guardare negli occhi il prossimo dando importanza ai gesti apparentemente meno significativi. Ho assaporato i silenzi, i saluti, gli incontri imprevisti. Mi resterà solo un rammarico: il colore della mia pelle, l’impossibilità di vivere almeno un giorno senza le sovrastrutture che il “bianco” impone.

Dopo anni d’instabilità politica, mi aspettavo una Costa d’Avorio in condizioni ben peggiori. Almeno i luoghi che conosco, invece, mi sembrano migliorati rispetto a sei anni fa. Dopo le prime impressioni positive, è stato doveroso chiedermi se i miei giudizi fossero condizionati dall’esperienza in Congo dove la barbarie dell’uomo, più che l’imponderabilità della natura, ha privato intere comunità delle cose essenziali. Ma è innegabile: sei anni fa non c’era questo fervore edile che si vede ovunque, le strade e le piste sono in buono stato, I negozi di Abidjan sono pieni di ogni ben di Dio, e i campi sono tutti coltivati. Bondoukou mi sembra una cittadina “sonnacchiosa” e quasi ordinata…e mi viene voglia di essere ottimista. Certo, è molto forte il contrasto tra una capitale che, almeno sotto certi aspetti, non ha nulla da invidiare a tante città europee e i villaggi più isolati come Tabagne. Sembrano due realtà lontane anni luce, e invece sono a meno di mezza giornata d’auto. E capisco ancora una volta il motivo del mio ottimismo: non provo come altrove la sensazione d’impotenza, il disagio di sapere le risorse e i mezzi inaccessibili e l’obbligo di dover contare solo ed esclusivamente sul poco o nulla a disposizione. Sicuramente è aumentato il divario tra ricchi e poveri, ma ci sono ancora i presupposti per migliorare la situazione. Qui la salute e l’istruzione, ad esempio, potrebbero non essere un problema di risorse, ma di organizzazione, di scelte politiche e soprattutto morali. Ad Abidjan avevo bisogno di dizionari da portare a Tabagne e non solo ho trovato i migliori, ma, addirittura in un supermercato, ho acquistato i manuali d’idraulica e falegnameria che cercavo da tempo, li spedirò in Congo alla prima occasione.
Cosa mi resta di quest’esperienza? La certezza che spesso non è d’aiuto che ha bisogno l’Africa, ma di collaborazione e di condivisione vera.

mercoledì, maggio 24, 2006

 

Riflessioni sul viaggiare N°2

Quello che segue è il comment di un mio amico, troppo lungo e "sfaccettato" per essere relegato tra i comment, lo pubblico integralmente.

Caro il mio Enrico, quante volte, negli ultimi 4 anni abbiamo affrontato discorsi come questo e in particolare disquisizioni sul "come" e "dove" viaggiare.........Io un tuo diario di viaggio-africano l'ho letto tutto intero e.......Quello che voglio scriverti, prendendo spunto da queste riflessioni sulla Tunisia (che tra l'altro sai non mi stimola nessuna sensazione particolare nonostante i miei 15 giorni trascorsi per lavoro, a interagire con loro ognuno secondo i propri ruoli), è che condivido pienamente il non vestire panni da turista "occidentale" quando ci si aspetta da un "viaggio" un arricchimento, una crescita, una maggiore consapevolezza dell'esterno e dell'altro e lode alla tua espressione di qualche settimana fà, seppur rubata ad un libro, MIO FRATELLO E' SENEGALESE !!!! ( La frase completa è: Il mio prossimo è in Senegal dal titolo di un bellissimo libro di Giuseppe Cecconi Bandecchi e Vivaldi editori n.d.a.)
Per me rende benissimo il concetto e sai che ne sono stato e ne sono "pregno" di questa sensazione; ma il mio peregrinare inarrestabile per tutti e 5 i continenti e sottolineo 5 (che pecca la tua!!!!!) mi ha portato inevitabilmente ad allargare l'orizzonte in tutti i sensi chiaramente; l'osservare prima e l'entrare in contatto poi con realtà che vivono davvero distaccate dai nostri status symbol e dai nostri parametri di giudizio, e soprattutto sotto un'altra religione (non cristiana, mussulmana o monoteista, ma induista e buddista) a spinto la mia mente a credere quasi definitivamente che la solidarietà è superata !!!!Già, altre volte, ti e vi ho platealmente provocato affermando per esempio che la democrazia è un sistema di governo ampiamente superato..... (i tifosi della Lazio non possono votare!!).chi leggerà e non mi conosce penserà che sono matto, beh per me poco male -meglio matto e anarchico che falso democratico di destra o sinistra, ma perchè questa è democrazia??? che tristezza!-, ma al di là delle provocazioni questa sulla solidarietà la voglio spiegare bene per non lasciare spazio a cattive interpretazioni.Io penso che il romanticismo è finito, come nella tua DOUZ, ormai nel 2006, periodo in cui paradossalmente vediamo sfilare, per esempio, nelle vie di Nyamilima gente con il telefonino a fianco di bimbi o donne con la legna in testa per cucinare, in un territorio dove il senso di Stato, e non solo il senso, non esiste, dove si cura l'AIDS con il bactrim forte, dove i "soliti" bambini malnutriti muoiono come insetti, sotto appunto ripetitori per cellulari e parabole per la Tv,(ma con quale corrente poi?): IL ROMANTICISMO E' FINITO!Bisogna fare un passaggio determinante dalla solidarietà, intesa come semplice aiuto seppur importantissimo al di là delle provocazioni, all'impegno "politico" reale per fornire strumenti culturali veri e non solo cattolici, a questi popoli.Un impegno politico, dove politico è da considerarsi nel senso puro del termine, nel senso "greco" filosofico della parola, che mira a portare innanzitutto una diversa percezione del problema "paesi poveri" proprio a Casa Nostra e che poi trasmetta invece a loro la consapevolezza della necessità di una evoluzione autonoma mentalmente e in futuro praticamente.Forse mi sto spiegando male, ma intanto si scrive malissimo su uno spazio così stretto, e poi è difficile scrivere e non "parlare" di certe cose; comunque ribadisco il concetto : IL PASSAGGIO DALLA SOLIDARIETA' ALLA "POLITICA" E' FONDAMENTALE !Cominciamo a parlare di fame nel mondo come CRIMINE DELL'UMANITA', consideriamolo alla stregua dei grandi crimini di guerra nazisti, serbi,americani, iracheni, turchi, etc., etc. Quando parliamo di INGIUSTIZIA SOCIALE NEL MONDO, parliamone come quando pensiamo alla SHOA dei "fenomeni" israeliani (e che nessuno si offenda). L'ingiustizia che noi paesi ricchi perpetriamo sul mondo povero deve essere vissuta come un'onta personale per ogni individuo, siamo noi con la nostra vita, sempre uguale sempre quella, con i nostri "compromessi etico-morali" che contribuiamo al diffondersi della "grande ingiustizia sociale". Proviamo a fare questo passaggio mentale nel quale la prima preoccupazione non è più la solidarietà, ma diventa l'impegno morale a indignarsi seriamente come esseri umani nel sapere che oggi non so quanti bimbi moriranno di fame, quante donne saranno violentate, bimbe abusate, bimbi uccisi e costretti a uccidere...... INDIGNAMOCI !GRIDIAMOLO SEMPRE, OGNI GIORNO, A TUTTI. LA VERA VERGOGNA FORSE è CHE AL DI LA' DEL FARE VOLONTARIATO (NOBILE OPERATO PER CARITA') CI SFUGGE QUESTO CONCETTO DI CORRESPONSABILITA' CHE DEVE INDIGNARCI COME DAVANTI AD UN CAMPO DI STERMINIO TEDESCO, NE UNA VIRGOLA DI PIU', NE UNA DI MENO.La mia speranza è che come l'olocausto ebreo è oramai patrimonio mentale per quasi tutti,come percezione di un qualcosa di irripetibile, di ingiustificabile...., che questa disparità, ingiustizia, sfruttamento che i paesi poveri dei 5 continenti subiscono, SIA AVVERTITA DALLA GENTE, DAL POPOLO, COME QUALCOSA DI INAMMISSIBILE, NON ACCETTABILE.Ti bacio.
Leonardo L'indignato

domenica, maggio 21, 2006

 

perplessità

Qualche tempo fa sono andato al mercato a cercare dei pantaloni da lavoro estivi da portare con me in Congo, ho provato ad una bancarella abbastanza famosa che vende abiti usati e seminuovi.
"a cosa ti servono?" mi ha chiesto il venditore
"ci devo lavorare" ho risposto
" si ma ma non è ancora periodo di pantaloni estivi" la replica
"Ci devo lavorare in Africa" ho risposto
" Ahhhh!!! in africa,e dove, in Congo?" Mi fa lui
"mah, con 52 stati come hai fatto ad indovinare che andavo proprio in Congo?"
"Ci lavora mio fratello, acquista abiti usati a peso, in balle, e li spedisce in Italia."
Me ne sono tornato a casa senza pantaloni e con qualche perplessità; non si può certo dire che l'Africa sia un buon produttore di roba di scarto, non sarà che i vestiti usati escono dai nostri armadi e poi ci rientrano passando per il Congo?

 

Costa d'Avorio: visita del presidente della repubblica a tabagne

Ieri il presidente della repubblica S.E.M. LAURENT GBAGBO era in visita a tabagne.
di seguito un estratto del comunicato ufficiale e di un articolo di Fraternite matin giornale di Abidjan.


COMMUNIQUE DE PRESSE DE LA PRESIDENCE DE LA REPUBLIQUE S.E.M. Laurent GBAGBO rend visite aux populations de Bondoukou, Tanda et Yamoussoukro. - 2006-05-16 11:11:54
Le Président de la République effectue du lundi 22 au jeudi 25 mai 2006, une visite d'Etat dans les départements de Bondoukou et Tanda (Région du Zanzan).
Obiectif: toucher du doigt les réalités de cette partie de la Côte d'Ivoire




Fraternite matin
Le Président Gbagbo à Bondoukou lundi prochain

Du 22 au 26 mai prochain, le Chef de l'Etat se rendra dans la région du Zanzan puis recevra le 27 mai à Yamoussoukro, les clés de la Maison des députés.
Le Chef de l'Etat, Laurent Gbagbo, effectuera une visite d'Etat dans la région du Zanzan du 22 au 26 mai. Selon les services de communication de la Présidence de la République, cette visite s'inscrit dans le registre de celles qu'il a déjà effectuées dans le pays profond depuis son accession au pouvoir en 2000. Il s'agit, pour le Président Laurent Gbagbo, d'aller à la rencontre des populations, de toucher du doigt leurs difficultés. Mais, nos sources précisent que le séjour de M. Gbagbo à Bondoukou et sa région revêt un caractère particulier. "Le Président va particulièrement féliciter ces braves populations qui ont barré la route aux agresseurs de la Côte d'Ivoire. Rappelez-vous combien de fois les rebelles ont tenté et échoué de prendre Bondoukou", font remarquer ces sources, non sans fierté. Toutefois, les services de communication de la Présidence insistent que le Président Gbagbo saisira cette rencontre avec les populations du Zanzan pour les inviter à adhérer résolument au processus de paix et de réconciliation en cours. Pour communier avec le peuple du Zanzan, indiquent nos informateurs, le Président se rendra dans plusieurs localités de la région. Après Bondoukou, ce sera au tour de Yamoussoukro de revoir le Chef de l'Etat le 27 mai. Dans la capitale politique, le numéro un ivoirien réceptionnera les clés de la Maison des députés prête à accueillir ses locataires. Puis le 28 mai, le Président Laurent Gbagbo célèbrera la fête des mères avant de regagner Abidjan. Aujourd'hui, le Chef de l'Etat sera aux côtés des populations de Memni (Alépé) qui fêtent leur fils, Jacques Anouma, président de la Fédération ivoirienne de football, qui a été récemment nommé ambassadeur par M. Gbagbo.Pascal Soro

venerdì, maggio 12, 2006

 

riflessioni sul viaggiare N°1 (e ci mancavo solo io)

Dopo anni di viaggi in Africa, sono giunto alla conclusione, personalissima, che i panni del turista, per quanto alternativo e responsabile, non sono i più adatti per varcare porte oltre le quali non ci sono solo paesaggi meravigliosi ma esseri umani, con i quali, per tanti e noti motivi, è spesso impossibile interagire in maniera corretta. Sarebbe già qualcosa se il concetto di “viaggiare” non venisse strumentalizzato e vilipeso da quanti non vogliono ammettere che “anche le loro scarpe lasciano impronte”.
E dove comincia l' Africa? Ma dalla Tunisia naturalmente. L’ inizio di un viaggio, di un continente, dei dubbi, e qualche volta dell’ autoironia!
Douz per certi versi è un luogo emblematico. Per tutta una serie di ragioni, alcune discutibili, viene identificata con il deserto più a buon mercato. Per alcuni di noi la cosa finisce lì, sulle prime dune, per altri è solo l’ inizio...
Chi ha avuto modo di leggere la guida sulla Tunisia edita dalla Lonely planet avrà notato che pur essendo ricca di informazioni attendibilissime, è in sostanza un invito a non visitate la Tunisia. Frasi come: “Persa in mezzo al nulla, l’ insignificante città di Sbeitla...” sono semplicemente demoralizzanti. Di contro alcune pubblicazioni tendono ad enfatizzare e mitizzare, travisando la realtà.

Quello che segue non è un racconto, ma una sorta di fotografia di certi nostri modi di fare. é stato scritto qualche anno fa, ma sembra ancora attuale.

Arrivammo a Douz un giorno di febbraio.
Un manipolo di turisti logisticamente ben organizzato: alber­ghi prenotati, land rover nuove fiammanti e guida plurilingue. Una decina di vacanzieri piu' che predisposti e organizzati a livello menta­le. Ad una inconsistente ma omogenea conoscenza della real­ta' tuni­si­na si amalgamavano dieci concetti personalissimi dell' esotismo. Dieci esotismi quindi che a sommarli non avresti palpa­to un granello di sabbia vera. Dieci foto dello stesso cammello ed ognuno si e' portato a casa un cammello diverso. Dieci cloni su carta Kodak e diapositive piu' falsi dei cammelli di pezza e dei tappeti artigianali fatti apposta per noi, i turisti. Ma ci siamo portati a casa anche quelli. Comunque, le cose che rie­sco­no meglio sono sempre le piu' snel­le, pochi con­cetti ma ben confusi sanci' qualcuno che del mondo aveva una discreta pratica.
Arrivammo a Douz un giorno di febbraio, era giovedi'. Potrei ricordare anche l'ora e il giorno preciso, e sarebbe ancora un giorno qualunque, se non fosse che il giovedi c'e' mercato a Douz. Eravamo venuti a caccia di esotismo e l'agenzia di viaggi aveva fatto in modo che arrivassimo nel giorno miglio­re. In seguito ci ho ripensato, ma allora non ho potuto sfruttare la consapevolezza che il giove­di era il giorno piu' esotico, giron­zo­la­vo tra i banchi del merca­to e basta. In apnea mentale tra odori e colori che stuz­zi­ca­vano la mie emozioni e faceva­no un gran chias­so in quel­l'an­golo del mio cuore dove in segui­to tutto si sarebbe sedimen­tato in malinconici ricordi. Il merca­to, quante immagini dense e saporite che facevo fatica a cacciare intere nell' obietti­vo! Spe­zie, cestoni immensi traboccanti di polverine colorate e ammic­canti. Spezie...erano quelle le spezie che aveva­no fatto il giro della memoria collet­tiva spargendo un aroma che finalmente ci aveva portato a Douz. Io come tutti cacciavo le mani nei cesti, palpavo le polveri e portavo le dita sotto il naso per fissare l'odore nei miei ricor­di. Si celebrava un rito, ma cosa ne sapevo allora. Cesti come acquasan­tiere. Asper­sioni di spezie in quella chiesa che era il mercato. Ma noi pellegrini trascuram­mo i cele­branti, allora furono solo mani protese per la questua, mani scure che ricevevano il compen­so per le relique che traspor­tammo con noi senza sapere che tra le mura domestiche si sarebbe­ro trasmutate in blasfemi feticci. Li tra­scurammo i vendi­tori cele­branti, impegnati come eravamo a proteg­gere noi stessi dall' atavica paura del diverso. Va bene le spezie, le ceramiche, le pipe ad acqua, i tappeti e le palme, ma gli esseri umani no! Una cosa alla volta per favo­re...pri­ma gli ogget­ti inani­ma­ti­, fanno meno male. Non ti mo­strano quello che non vuoi vedere. Certo, non fu una cosa ben fatta, ma almeno, in questo quadretto mistico si e' inserito anche il pentimento, e non ci sta affatto male. Solo pochi grammi di penti­mento ma dall' odore cosi' intenso che mi avreb­be ripor­ta­to a Douz con uno spiri­to diver­so. Tanto per essere chia­ri: non tornai di certo a Douz in pelli­grinaggio, preda di chissa' quali rimor­si o penti­men­ti. Ci tornai per verifica­re se tutte le cose, e a questo punto le perso­ne, erano ancora al loro posto. Forse con un po' di presun­zio­ne ci tornai sperando che aleggiasse ancora nell' aria l' odore delle spezie, che il deserto e le palme fossero ancora piu' esotiche di come le avevo trovate allora. Piu' bello che sui libri e le foto. Ci tornai per mettere in valigia le stupende anfore in terracotta di cui il mercato di Douz era stracolmo.
Insomma, bisogna riconoscere che Arrivammo a Douz in un giorno particolare, di giovedi', il giorno di mercato. A prendersi la briga di leggerle, su tutte le guide turistiche c'e' scritto che a Douz il giovedi si tiene il mercato settimanale. "E' uno dei piu' importanti della Tunisia. Uno di quei rari luoghi in cui e' ancora possibile vedere i nomadi esporre i loro animali al merca­to".
La nostra guida plurilingue era veramente preparata: ci condu­sse attraverso un dedalo di banchi di vestiti, e gia' li mi sentivo come le setole del pennello sulla tavolozza dei colori, fino all' arca di noe'. Ci fermammo stupefatti sul primo gradino di una scalinata che scendeva in un avvallamento del terreno dove da tempo immemorabile ( fa piu' effetto) si svolgeva il merca­to del bestiame. Avevamo raggiunto una posizione strategica, con un solo colpo d'occhio e di obiettivo abbracciavamo il mercato di animali piu' importate della Tunisia. ­Cam­mel­li, asini, capre e peco­re. Un serra­glio affa­sci­nan­te. C'erano anche i nomadi, non ce lo dimentichiamo, erano li! Davanti o allineati ai loro anima­li. Ci sarebbe stato da chiedersi se quel pullulare di esseri viventi esisteva anche negli altri giorni. Il lunedi ad esempio. Come sarebbe stata la piazza del mercato di lunedi? Non ci pensai io, come credo non ci abbia mai pensato nessuno. Fendevamo la folla ebbri di esotismo. Un giro veloce della piazza e risalimmo la scalinata felici di averlo fatto. Ad onor del vero provai una punta di amarezza dovuta al mio abbigliamento che sembrava grida­re "non sono uno di voi". Avrei voluto esserci nel modo piu' completo, assaporare fino in fondo il mercato di Douz. Padrone di casa e non ospite. Penso di aver desiderato incosciamente un cammello tutto mio da mostrare con orgoglio e vendere quasi con dispiace­re. Spara­re un prezzo esagerato e prepararmi ad un dra­stico ribasso mostrando i denti sani della bestia. Ma purtroppo non ci si improvvisa nomadi e mercanti. Esposi solo i miei Dinari tuni­sini ai soliti incauti acquisti. Come non comprare una rosa del deserto? E poi la seconda perche' e' piu' bella. La terza perche' costa meno. La quarta per regalarla a qualcuno a cui ancora non avevo pensato. La quinta e le successive le presi cosi', un po' per ingordigia, un po' per assuefazione. Misi nel sacco le pietre del deserto e la superficialita' e mi piazzai davanti alla land Rover pronto a partire. Per dove? Forse qual­cuno mi ha visto, chino sul basso ingresso di una abita­zione troglodi­ta di Matmata. Ma come essere sicuri che fossi proprio io tra la folla di turisti travolti dall' afrore della parola troglodita? A Matmata ci siamo andati anche noi, ma prima abbiamo assaporato fino in fondo il Clima onirico di Douz. Per me il de­serto e' sempre stato il deserto: una immensa, piatta, piattissi­ma diste­sa di sab­bia. Il mare di sabbia, cos'altro poteva essere? Ben­che' abbia visto film e docu­men­ta­ri che mostra­vano picchi e avvalla­menti, nono­stante mi sia consu­mato gli occhi su foto d' autore il cui sog­getto era sempre il deserto ad onta degli arbusti, delle pietre e della varieta' del paesag­gio, nessun elemento geografico o paesaggistico aveva mai mutato il mio concetto di mare di sabbia. Neanche alle onde avevo pensato, era piatto e basta. E' difficile modificare le opere compiute della nostra immaginazione per poterne sovrapporre i tratti con la realta'. Sarebbe come ammettere che un quadro incorniciato e' da rifare; fai prima a farne un altro. Eppure quando misi i piedi sul bordo del mare di sabbia di Douz scoprii che non era piatto, e non era neppure il soprammobile diafano che avevo immaginato. Quante emozioni indescrivibili in pochi attimi! Una duna immensa oltre la quale si nascondevano infiniti granelli di sabbia dispo­sti in dune piccole e grandi, monticelli, contorni di impronte anima­li. Granelli in ordine sparso sulle foglie secche dei radi arbusti. Avvallamenti e crateri svuotati dal vento e davanti a tutto questo la grande duna di Douz. I maligni insinuano che non e' stato il vento a formare questa collina di sabbia ma i pro­prietari degli alberghi per la gioia dei turisti. E' una triste eventualita', ma la duna e' stupenda e l' esercito di drome­dari ai suoi piedi e' pronto a dispensare emozionanti traversate nel mare di sabbia. Si! Mare di sabbia! Che conservi almeno il nome. E' impressionante questo mare visto da dietro la duna. La sua mole nasconde gli alberghi e la citta' intera sicche' resta solo la sabbia e il tramonto. Ed e' l' apice dell' esotismo. Non puoi non innamorarti, e' un colpo di fulmine. E' vero che poi passa, ma sotto c'e' la sostanza, i colori sono veri e la sabbia pure e il rapporto si consolida. ­Ho prova­to in segui­to a con­den­sa­re in imma­gi­ni com­piu­te quelle sensazio­ni, ma ho sco­per­to che la real­ta' aveva creato una nuova visione. Questo e' un altro motivo per cui tornai a Douz in un giorno di mercato: volevo scoprire se il deserto che avevo visto e toccato esi­steva realmente. Volevo verificare se il mio amore, le mie fantasie avevano in­fluito sul suo umore. Fu cosi' che dopo tre anni dal primo viag­gio capitammo a Douz in un giorno di mercato. Noleggiammo un' auto a Tuni­si e partimmo in un giorno qua­lun­que, ma alle porte del deser­to era ancora giove­di'. Se qual­cu­no mi racconte­ra' che e' stato a Douz in un giorno di mercato, comin­ciero' a pensare che da quelle parti e' sempre mercato oppure e' solo giove­di'.
L' unica differenza, se proprio bisogna rimarcarla e' che non era Febbraio ma il mese di Agosto.
C'era­no sempre i gruppi orga­niz­zati con i loro fuori-stra­da, segno che nulla era forse cam­biato. Parcheg­giammo fidu­ciosi in una comoda stradina non riu­scendo a spiegarci come mai i turi­sti lasciavano le vettu­re cosi' lontano, e ci inoltram­mo speran­zosi nella piazza del merca­to. Con quanta delu­sione scoprii che tutto era stato vendu­to: anfore, tappeti, spezie ed esotismo. Tutto venduto. Restavano sui banchi solo articoli comuni come scarpe di gomma, utensili col manico di plastica, recipienti d' allumi­nio, luc­chetti, torcie elettri­che, ricambi per cucine a gas, frutta e verdu­re che poco aveva­no di esoti­co se non di commesti­bile. Ma questa e' una questione di gusti. E il merca­to tanto affascinante che ricorda­vo? gli odori intensi, i mistici offi­cian­ti, l' atmo­sfe­ra, che fine avava fatto l' atmo­sfera di tre anni prima? Venduta anch' essa insieme alle anfore di terra­cotta. Tre, ne restavano soltan­to tre e le com­prammo. Non perche' erano belle, ma per quello che significa­vano. Noi, gli ultimi deposita­ri dell' artigianato tunisino. Solo in seguito mi e' venuta l'idea di rilevare con un satel­lite la di­stri­bu­zione sulla super­ficie terrestre di tutte le anfore tunisi­ne. Purtroppo non ho mai avuto il tempo di pro­porre al National Geographic In­stitute que­sta interessante indagi­ne geografica.
Ci dirigemmo speranzosi verso il mercato degli animali; i banchi con gli abiti c'era­no anco­ra, ma i colori erano sbiaditi. Ad onor del vero c'era­no anche gli animali, ma anche qui altra delusione. E la colpa fu proprio di asini e cam­melli. Sco­primmo che l' essen­za del mercato non erano le nostre emo­zioni ma quelle delle bestie. Ci tornarono alla mente le teste di animale appese sull' uscio delle macellerie secondo l' usanza araba. Una in particolar modo: testa di cammello. Quel giorno, secondo il rito islamico, la carne macellata apparteneva a quel­la testa, la piu' orripilante che avessi mai visto. Non che gli occhi vitrei di una mucca siano da preferire, ma quel cammel­lo mi e' rimasto impresso.
C'e­ra­no infine coni­gli e polli intrappolati in ceste impa­gliate e gabbie di carto­ne, pecore e capre. Furono i loro occhi spaven­tati, la consapevolezza del laccio alle zampe, la certezza del giogo, l' attesa inutile di un filo di erba verde, la mancanza dell' ombra sotto il sole di Agosto, fu il senso di quoti­diano nei gesti della gente a dare defi­niti­va­mente un' impronta a quel giove­di' di mercato.
Con le nostre tre anfore piene di delu­sio­ne e forse con un pizzi­co di esperien­za in piu' ci diri­gemmo alla macchina. Sco­primmo allora che l'espe­rienza non si conquista in un paio di giovedi: eravano rimasti intrappolati nel mercato. Tutte le vie di acces­so, e quindi di fuga erano state tran­senna­te dalla poli­zia. Facemmo avanti e indietro tra la folla del merca­to di Douz scorta­ti da una torma di ragazzini ansiosi di trarci d'im­paccio in cambio di una lauta mancia. Scansammo carretti e attraversammo vicoli costruiti a misura delle fiancate dell' auto. Salutammo donne per­ple­sse sulla soglia di casa. Superammo botteghe di fabbri e falegnami. Facemmo insom­ma appena in tempo ad osser­va­re la vera Douz che si celava alle spalle del mercato che ne fummo fuori. Fos­se suc­ces­so al merca­to sotto casa sareb­be stato al­tret­tan­to interes­sante?
Felici per averlo fatto ma purtroppo delusi per esserci stati ci diri­gem­mo a sud. Passammo davanti alla grande duna con la speran­za che almeno lei avesse conservato il suo fascino. Altra delu­sione: tutto intorno sono sorti una selva di alberghi, eccole le famose cattedrali nel deserto! Ma del panorama non resta molto. Forse non e' vero che i pro­prie­ta­ri degli hotel hanno dato una mano al deser­to nell' innal­zare la grande duna, ma e' pur vero che il deserto ha permesso loro di costruire gli alberghi. Dal canto mio affermo che la grande duna di Douz e' come un' opera incerta nella teca polverosa di un museo mal tenuto. Vorrei solo sapere chi e perche' ha rubato la tar­ghetta con le spiega­zioni.
Insomma, e' facice arrivare a Douz nel giorno del mercato, anche in piena estate, ­me­no facile rassegnarsi all' idea che nei luoghi a cui ci legano i sogni non biso­gne­rebbe mai tornare. Mi chiedo ancora­ se quella misera differenza di una ventina di gradi centi­gra­di abbia in­fluito sulle sorti di quel giorno di mercato di un giove­di' di Agosto.

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